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Cittā delle terre di nuovo acquisto

Le cittā ed i centri abitati nelle terre di nuovo acquisto del Piemonte

Come ogni notevole bacino vallivo, quello della Toce incentra la sua vita in un agglomerato urbano, Domodossola, che, già noto in epoca romana, si è affermato nel Medio Evo come sede di una contea, entrata poi a far parte dei possessi dei vescovi di Novara, e poi dei Visconti.

L’antico borgo, chiamata Domus Oxulae, doveva la sua superiorità tra gli altri centri della valle alla posizione che ne faceva, e continua a farne, il punto di convergenza di strade a carattere internazionale: quella del Sempione, la Vigezzina e quella dell’alta val Formazza. Alle strade si sono di recente affiancate le linee ferroviarie nazionali e internazionali, del Sempione e della val Vigezzo.

La città ha, dunque, sempre avuto importanza preminentemente commerciale e come nodo di comunicazione. In passato Domodossola era rinomata anche per le sue attività artigianali. Durante e dopo la prima guerra mondiale, col rapido espandersi dell’industria , la cittadina assunse in parte un nuovo volto ed un veloce ritmo di espansione economica e demografica.

La città che nel novecento ha visto aumentare la sua popolazione e l’area fabbricata, si espande per digitazione che accompagnano le strade più importanti. Tale accrescimento e le nuove funzioni industriali non tolgono per altro a Domodossola l’atmosfera di città di confine, che si respira specialmente nei pressi della pittoresca piazza del mercato.

Il fatto che il principale di Novara sia sorto su di un modesto rialzo del terreno, isolato tra le alluvioni del Ticino e dell’Agogna, e bastevole tuttavia la pianura circostante, prova visibilmente l’importanza strategica che si univa al possesso di quell’altura.
Del periodo romano rimane solo, il caratteristico impianto a scacchiera della zona centrale. Ma, a parte ciò, poco rimane della storia secolare della città. questa, sostanzialmente favorita dalla sua posizione di confine tra stati irrequieti e contesi dalla Francia, dalla Spagna, dall’Austria, scontò con assedi e con parziali distruzioni il valore attribuito al suo possesso.

Sicché il suo aspetto, quale ancor oggi s’impone, Novara lo deve ai tempi moderatamente tranquilli della monarchia piemontese, dalla seconda metà del settecento all’ottocento, sotto Carlo Emanuele III e Carlo Alberto. Tale aspetto, prevalentemente neoclassico, è caratteristico della città compresa nel pentagono dei bastioni alberati che seguono l’andamento delle vecchie mura abbattute.
A livello economico, Novara ebbe importanza quasi unicamente commerciale, come attivissimo mercato agricolo, successivamente avvenne anche una certa industrializzazione.

Turisticamente Novara non manca di richiami fra i quali la tradizione locale mantiene costantemente vivo quello della famosa battaglia risorgimentale e dei luoghi in cui si svolse, presso l’antico borgo della Bicocca.

Alessandria è nata dal “consorzio degli uomini” di quattro antichi comuni Rovereto, Bergoglio, Marengo e Gamondio, consorzio realizzatosi per opera della Lega lombarda, si ritiene sia sorta attorno al 1158, auspice il Papa Alessandro III, la città che da lui doveva prendere il nome di Alessandria.

Dal 1198 al 1348 libero comune, Alessandria lottò contro i comuni vicini, obbedendo in seguito agli Aleramici, agli Angioini, Visconti. Dal 1348 al 1708 rimase sotto i Visconti, gli sforza, e gli spagnoli, e nel 1708 fu ceduta al Duca Vittorio Amedeo II di Savoia.
Gli avvenimenti di guerra, intrecciati a questi numerosi passaggi di sudditanza, provvidero ad Alessandria assedi, distruzioni, rifacimenti parziali per lasciar posto ad opere di fortificazione. Di qui, e dalla preminente funzione logistica e strategica del centro urbano, la sua povertà di opere d’arte in campo architettonico.

Nel secolo scorso Alessandria è stata soggetta ad ingrandimenti avvenuti sotto la spinta di un cospicuo accrescimento demografico, conseguente, a sua volta, ad una aumentata importanza commerciale e industriale della città, giunta a buon punto per compensare la città stessa del suo scaduto valore come piazzaforte.

Il più forte movimento degli scambi va dato, in gran parte, alla posizione geografica di Alessandria, fra il Piemonte meridionale, Liguria, Lombardia ed Emilia: luogo che ne ha fatto un centro ferroviario di grande importanza

Fondata assai probabilmente in relazione all’apertura della “via Postumia”, tra Piacenza e Genova, e poi fatta capo di altri due tronchi stradali, per Savona e per Torino, Tortona, la Julia Derthona dei romani, continuò nel tempo a vivere di questa antica vocazione stradale, connessa soprattutto al dominio della valle della Scrivia. Di fatto, Tortona è situata sulla riva destra della Scrivia, al piede di una punta collinosa con cui termina, tra il Po e Scrivia,

Tortona è stato un animoso comune nel medio evo, più volte distrutta, si dette nel 1347 ai Visconti. Fu poi, per brevi periodi, in possessi dei Savoia, che la ebbero definitivamente per trattato di pace di Aquisgrana. Città di notevole importanza anche strategica, subì assedi e ne ebbe in compenso sempre più rinforzato il Castello, che con la fortezza la domina dall’alto della collina.

Lungo l’asse centrale della sua architettura urbana, che è la frequentatissima via Emilia, la città si stira disponendosi a semicerchio attorno allo sperone collinare. La Tortona moderna tende, da un lato a propagginarsi verso i colli circostanti, dall’altro verso e intorno alla stazione e alla via Emilia.

La città rimane, tuttavia un attivo mercato agricolo per l’ampiezza e la ricchezza di un territorio che, servito da numerose linee automobilistiche fornisce a Tortona ortaggi, frutta, bestiame.




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