Torino
Grazie alla sua posizione strategica, durante la dominazione romana divenne un importante centro di grande valore militare e strategica, indirizzato ad ospitare truppe e alti comandi, con il nome di Julia Augusta Taurinorum.
Con la caduta dell’impero romano, venendo a mancare l’unità che richiedeva uno stretto connessione fra Italia e Gallia, Torino perde momentaneamente la sua importanza militare, successivamente fu occupata da Goti, Bizantini, Longobardi e Franchi, riacquistando di nuovo un certo rilievo.
Ma Torino rimase chiusa all’interno delle antiche mura romane, con popolazione molto scarsa, nel 1327 contava appena 4200 abitanti, superata in gran lunga dai centri minori come Saluzzo o Fossano.
Ancora nel secolo XVI le case erano di mattoni o di pietra e non c’erano marciapiedi, ma alla fine del cinquecento, Emanuele Filiberto fa di Torino la capitale di un piccolo, ma forte stato, la città appare già in ascesa, e le nuove funzioni politiche amministrative, danno un successivo impulso allo sviluppo, che porterà alla demolizione delle mura romane e alla creazione di una Cittadella, tipica nella sua pianta stellare, diventato un centro importante per la sua posizione strategica.
Intorno al XVII secolo Carlo Emanuele I inizia una serie di abbellimenti all’interno della città, come la creazione di quartieri residenziali, San Gregorio o della Porta Marmorea, siccome nei ultimi anni la popolazione residente era cresciuta ad dismisura, fu progettato l’ingrandimento di Torino verso il Po.
Nel 1700 con l’aumento della popolazione portò anche a una crescita economica con l’apertura di una serie di opifici (cotone, lana), e industrie meccaniche e metallurgiche, per la produzione di cannoni e fucili.
Durante l’occupazione napoleonica del Piemonte, costarono alla città, oltre che la perdita del rango di capitale, la fuga di un gran numero di funzionari regi, successivamente furono anche abbattute anche le cerchie murarie che si estendeva per un circuito di 7 chilometri, che permise alla città di svilupparsi.
Durante la prima guerra d’Indipendenza segnò una battuta d’arresto nella espansione della città, ma per l’arrivo in essa di molti profughi da ogni zona d’Italia, la popolazione aumentò molto, tanto da ammontare nel 1858 a quasi 200.000 mila abitanti.
Lo sviluppo demografico ed edilizio di Torino ebbe un particolare impulso durante il periodo in cui la città fu capitale del giovane regno d’Italia. Furono quelli gli anni in cui si provvide alla formazione di piazza statuto, con portici e palazzi simmetrici.
Il trasporto della capitale a Firenze impose a Torino danni molto seri. La città perdette, tra l’altro, alcune decine di migliaia di abitanti, per la partenza degli impiegati dei vari ministeri, di molti militari e della Corte, ma la dura crisi fu superata per la preveggenza e la tenace volontà di uomini di accordarsi nel proposito di fare di Torino una città industriale e manifatturiera.
Questa deliberazione, che gli eventi successivi mostrarono fondata su solidissime basi, non indicò, inizialmente almeno, profondi cambiamenti nella struttura generale della città, anche perché molte piccole industrie, a carattere artigiano, poterono stabilirsi in quartieri di abitazioni.
Di qui innanzi diventa difficile, per non dire impossibile, seguire la travolgente espansione cittadina, che dopo le due guerre e i vuoti rovinosi creati dall’ultima, riprende con rinnovata, giovanile energia, questa espansione si effettua sempre più decisamente in obbedienza alle esigenze dell’industria, che è ormai la ragione prima di vita per Torino.
Lo sviluppo industriale ha determinato come si è già avuto occasione di ricordare, un forte flusso immigratorio a Torino, e questo a sua volta ha contribuito largamente a determinare.
|
Argomenti correlati al Piemonte